Non è un caso che l’Europa sia nata come unione per l’energia. Il primo vagito comunitario è l’atto di nascita della Ceca, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. L’esigenza politica era quella di unificare le acciaierie francesi e tedesche affinché non si facessero più la guerra. In un’Europa tutta da ricostruire c’era bisogno del carbone e dell’ acciaio e, dal patto per l’energia, scaturì poi la pace.
In una recente conversazione col filosofo Andrè Glucksmann, il ministro dell’Interno francese Nicolas Sarkozy disegna uno scenario che vale la pena di ripercorrere. Il primo concetto è quello della dipendenza energetica dell’Europa di fronte ad un orizzonte inquietante: si stima che tra circa trent’anni non ci saranno più riserve di petrolio mentre quelle di gas dureranno solo per un altro secolo. Se dunque l’Europa non si rimbocca le maniche con umiltà e responsabilità , essa conoscerà un destino inquietante.
C’è poi il rischio che la dipendenza energetica prenda progressivamente le forme della subalternità politica nei confronti dei produttori di petrolio e di gas. Glucksmann si chiede: “Quando Putin agita l’arma del petrolio e del gas per ristabilire la propria egemonia sui suoi vicini e ricattare l’Europa, non significa che è giunto il momento dell’Unione europea di replicare erigendosi a comunità energetica di fronte all’arroganza di Gazprom?”. Lo stesso dubbio viene di fronte all’arroganza di altri produttori di petrolio in Medio Oriente.
Rialzando la sua testa e la sua schiena, l’Europa può soppiantare alcune tentazioni di arroganza sotto gli aneliti di pace. Sarkozy ricorda le parole di Shimon Peres secondo cui si può costruire la pace in Medio Oriente sul problema dell’acqua, come accade già tra Israele e Giordania. Affascinato dall’esempio della Ceca, Peres propone al Medio Oriente una Comunità mediorientale dell’acqua, perché le nappe freatiche ignorano le frontiere e possono veicolare insieme all’acqua anche la pace.
Sarkozy immagina un progetto , della stessa natura, con la Russia da un lato, il Nord Africa dall’altro, e poi l’Algeria e l’Europa nel mezzo. E immagina quindi un’alleanza democratica tra l’Europa e la Russia. Conclude dicendo che questo progetto, rispetto a ciò che è in gioco per noi, non è solo possibile: è inevitabile.
Se l’Europa ha il dovere politico di rimboccarsi le mani e imboccare questo sentiero con determinazione, l’Italia ha anche il problema di ridurre al minimo la dipendenza energetica dall’energia “sporca”, sia contenendo i consumi sia esplorando le vie pulite. “Officina Italia” apre un dibattito su questo argomento invitando i massimi esperti ed i nostri lettori ad uno sforzo propositivo. Perché davanti al problema energetico, che sempre più diventa problema politico, ognuno di noi può veramente dire “de re mea agitur”: lì si gioca il mio destino.
Domenico Crocco