L’importante è partecipare…per vincere
Fabbriche e posti di lavoro schiacciati dalla crisi economica, messa in liquidazione o fallimento di aziende con conseguenti licenziamenti. C’è chi si arrende alla disoccupazione e chi non si rassegna, chi si lascia annientare dall’assistenzialismo e chi preferisce mettersi personalmente in gioco.
Per quanti decidono di seguire la logica del “darsi da fare”, sempre più frequente è il ricorso ad iniziative di “Workers buyout”.
Si tratta di un’operazione che prevede l’acquisto di una società da parte dei dipendenti facendo ricorso ai propri risparmi e all’indennità di mobilità. Giocano un ruolo fondamentale in tale operazione: la Legacoop, che rappresenta e tutela le cooperative aderenti, esercitando su di esse funzioni di vigilanza e revisioni ; la Coopfond, società interamente controllata da Legacoop, che gestisce il fondo mutualistico per la promozione cooperativa, alimentato dal 3% degli utili annuali delle cooperative aderenti a Legacoop e dai patrimoni residui di quelle poste in liquidazione; Cfi, Cooperazione Finanza Impresa, investitore istituzionale partecipato dal Ministero dello Sviluppo Economico come socio di maggioranza, che partecipa al capitale sociale delle imprese e finanzia piani d’investimento.
I lavoratori, dunque, costituiscono una cooperativa e decidono di investire l’indennità di mobilità per prendere in affitto o acquistare l’azienda per la quale lavorano, previo parere favorevole da parte dell’INPS. La nuova cooperativa può chiedere anche il sostegno di Cfi o di Coopfond che, se ritiene l’operazione realizzabile e sostenibile, acquisisce una partecipazione temporanea. La Legacoop, infine, fornisce consulenza amministrativa, fiscale e sindacale.
Dal 2009 ad oggi, la Coopfond ha seguito 29 casi, mettendo a disposizione 30 milioni di euro e consentendo a 600 persone di riprendere a lavorare.
Di seguito alcuni esempi per dimostrare come sia possibile salvare al contempo lo stipendio e diventare datori di lavoro di sé stessi:
Greslab, impresa di Scandiano, Reggio Emilia. Opera nel settore della ceramica e si occupa, in particolare, della produzione di piastrelle in gres porcellanato. I 41 dipendenti di Ceramica Magica, azienda entrata in liquidazione nel 2008, dopo 14 mesi di attività sospesa e due anni di cassaintegrazione, hanno riscattato la propria mobilità e deciso di versarla come capitale sociale. Insieme ai fondi messi a disposizione da Coopfond e Cfi viene messa in piedi, così, una cooperativa che rileva l’azienda e fonda la Greslab.
Maflow di Trezzano sul Naviglio. La società, che progettava e produceva componenti per le industrie automobilistiche più importanti, nel 2009 viene dichiarata dal tribunale di Milano in stato di insolvenza. Due anni di amministrazione straordinaria e dei nuovi proprietari non bastano a rimettere in sesto l’azienda. Viene, quindi, fondata una cooperativa con una nuova ragione sociale e riciclo di materiale industriale. Solo così 20 lavoratori possono essere riassunti.
Mancoop, ex Evotape di Castelforte, comune laziale. La società, dopo essere passata da fondi a multinazionali, a gennaio del 2011 vede chiudere i capannoni della fabbrica. Il primo marzo di quest’anno, 53 soci-lavoratori danno vita alla Mancoop, permettendo ai macchinari di riprendere la produzione di nastri per imballaggi.
Imprenditori-lavoratori, dunque, che fanno di un fallimento il punto di partenza per una nuova attività.
La crisi economica si affronta anche reinventando se stessi e la propria azienda.
Carlo Marcone