Tutt’ora il cristianesimo è la religione più diffusa al mondo. Il 30% della popolazione globale crede e ha fede in Cristo, il Messia, vero Dio e vero uomo.
Nessuno in duemila anni è riuscito a distruggere il faticoso cammino di moltitudini di fedeli verso il miglioramento di sé stessi e della società in cui vivono.
Consapevoli di vivere dovendo portare una croce quotidiana, mai come oggi essa risulta appesantita da eresie, persecuzioni, sanguinamenti, esclusioni in ogni ambito della vita quotidiana. Altro che inclusione! Altro che diritti!
Facciamo un esempio della crudeltà del fenomeno del bullismo. In tanti anni i media hanno propagandato in ogni campo l’incultura dell’aggressività. Una sorta di darwinismo sociale. Il più forte a scapito del più debole o semplicemente del più educato, pacifico, studioso, ecc.
Tra i più sbeffeggiati, i portatori di handicap.
Esattamente il contrario di quello che ci ha insegnato il cristianesimo. La cultura dell’amore, ma anche della fermezza contro il peccato. Per evitare di rimanerne schiavi.
Oggi nella terminologia odierna “tossico” è colui o colei che ti toglie tempo, che ti chiede aiuto. L’anziano da andare a trovare, il bambino da non far nascere perché troppo impegnativo. L’amico o l’amica che ha bisogno di te perché ha qualche problema. Insomma tutti coloro che ti tolgono quell’effimero equilibrio costruito malamente tra vanità, specchi e cellulare. Il cristianesimo ti invita a pensare a chi ha bisogno. E questo non è sempre facile. Ci sono persone che rifiutano l’aiuto, il sorriso, la condivisione. Tuttavia la strada maestra è questa. E’ la via. Non è tossica per niente e dà pace. Pace interiore.
La violenza ci rende bruti, ci marchia nell’intimo, ci fa regredire all’istintualità più bieca e pericolosa.
Oggi si tende, per vigliaccheria o per essere inclusi nel girone infernale del mainstream, ad evitare ogni confronto franco, ogni correzione fraterna. Se lo fai sei tu il folle. Occorre emarginare ogni barlume di buon senso. Così alla maggior parte dei “normali” va bene qualsiasi cosa. Uccidere i bambini nel ventre della madre, in alcuni casi anche fino al nono mese di gestazione. Non insegnare ai ragazzi che gli ostacoli si possono superare, con l’aiuto innanzi tutto di persone sagge e amorevoli. E qui la famiglia come la scuola e la società tutta hanno la loro responsabilità cristiana, umana di intervenire. Ma se l’isolamento vince si risolve il problema con il “suicidio assistito” magari suggerito al quindicenne in preda a qualche delusione amorosa o a quelle che una volta si chiamavano sanamente crisi di crescita.
E’ stato assurdo ascoltare recentemente una ragazza in tv tranquillamente dire che gli anziani non servono a niente e che quindi vanno eliminati. Ovviamente per lei l’esempio di resilienza di queste persone con infinite problematiche che sanno superare con grande fatica e dignità non è nulla. Invece la forza e l’esempio che ci offrono è impareggiabile. Ci insegnano che nella vita si possono superare grandi prove in situazioni di estrema debolezza.
Sono risorse, loro, i bambini piccoli grandi angeli inviati dal cielo, i ragazzi educati, i lavoratori gentili e così via.
Gli sfigati sono gli altri. I colorati trasgressivi che come zombies cercano di invadere la società, ma sono pochi, pochissimi, anche se hanno una grande visibilità. Hanno il loro veleno di cattiveria da distribuire perché nel bene come nel male non si vuole stare da soli.
Ora passiamo alle guide. Ormai, nella maggior parte dei casi, si sono arrese all’ammucchiata trasgressiva e aggressiva generale.
La vita è qui e ora. “Il padrone tarda ad arrivare…” facciamo quel che ci pare. Portiamo ad esempio assassini mai pentiti. Tanto il padrone tarda ad arrivare, forse non arriva più. E invece no, arriverà. Come sempre. Non solo per punire, ma soprattutto per ricominciare daccapo l’insegnamento. L’amore, che non è perseverare nell’errore, ma cambiare per sorridere ancora
Cristina Palumbo Crocco