Israele punta molto sul gas naturale. Lo scorso anno, infatti, è stato un anno di grande crescita per il settore energetico israeliano. Finalmente dopo dodici anni di negoziati il Paese ha potuto raggiungere un accordo sui confini marittimi col Libano iniziando a sfruttare il giacimento di Karish e immettendo, in questo modo, nuove risorse nel proprio mercato energetico.
Israele è riuscito ad avere grandi profitti dalla vendita di gas naturale quando fino a poco tempo fa era molto dipendente dall’importazioni di idrocarburi.
Ma cosa è di preciso il gas naturale?
E’ una miscela composta da gas, quasi del tutto da metano, a cui si aggiungono piccolissime quantità di altri tipi di gas (etano, propano, butano, anidride carbonica e azoto).
I gas naturali generalmente sono generati da formazioni geologiche e sono connessi ai giacimenti di carbon coke o di petrolio.
L’energia è estratta dal gas principalmente tramite la combustione, che però avviene soltanto quando la presenza di gas nell’aria è compresa tra il 5% e 15%.
Questo tipo di gas presenta diversi vantaggi: innanzitutto è facilmente trasportabile tramite tubature e può essere utilizzato per diversi scopi.
Inoltre, a parità di energia prodotta, il gas naturale è meno inquinante degli altri combustibili fossili.
Gli elementi di insicurezza che frenavano lo sviluppo energetico dello Stato israeliano sono stati per anni la mancanza di infrastrutture adeguate che collegassero questa “ isola energetica” ai Paesi vicini e la dipendenza dalle importazioni di idrocarburi.
E’ nel 1999 che la compagnia statunitense Noble e quella israeliana Delek Drilling scoprirono , per la prima volta, giacimenti di gas naturale nelle acque territoriali israeliane.
Successivamente vennero scoperti il giacimento di Tamar , e quello di Leviathan
il cui sfruttamento comportò nel corso degli anni una profonda trasformazione del comparto energetico israeliano.
Il gas naturale è entrato a far parte del mix nazionale nel 2004 assumendo nell’ultimo decennio un ruolo sempre più incisivo nei consumi nazionali.
Tra il 2011 e il 2021 in Israele i consumi di gas naturale sono aumentati del 148% invece quello di carbone e petrolio sono diminuiti del 51% e del 14%.
Nel 2021 il gas naturale ha coperto circa il 40% dei consumi energetici nazionali e si prevede che questa quota possa salire vertiginosamente dopo il 2025 e l’utilizzo del carbone, invece, diminuire quasi del tutto.
Nel 2020 Israele è diventato un esportatore netto di gas naturale. Da allora gran parte del gas prodotto dai giacimenti israeliani viene esportato in Egitto attraverso l’East Mediterranean gas pipeline. Questa infrastruttura continua ancor oggi a rappresentare per il gas israeliano la principale porta d’accesso ai mercati energetici internazionali. È infatti grazie alle importazioni israeliane che l’Egitto è riuscito fin ad oggi a soddisfare i suoi consumi interni e ad aumentare l’export di gas naturale liquefatto.
La scoperta dei giacimenti di gas nel mar Mediterraneo orientale è stata uno degli elementi che durante gli ultimi vent’anni ha contribuito a un maggior attivismo israeliano nella regione mediterranea.
Questa “strategia” ha portato al rafforzamento dei rapporti con l’Egitto e alla creazione di una importante partnership con Cipro e Grecia.
Molto strategica ed importante è stata la firma degli accordi di Abramo nel 2020 che ha permesso la normalizzazione dei rapporti governativi nei confronti di Emirati Arabi Uniti, Marocco e Bahrein. Questo ha comportato negli ultimi due anni il sorgere di tanti accordi bilaterali e di investimenti energetici con questi stati.
Queste importanti intese hanno avuto un enorme impatto sull’evoluzione del comparto energetico israeliano.
In particolare nel 2022 la compagnia statale Israel Electric Corporation ha siglato un memorandum con l’emiratina Energroup al fine di sviluppare in Israele una serie di progetti legati all’idrogeno verde e blu.
Successivamente Israele e Marocco hanno annunciato un nuovo accordo per poter rilanciare le opportunità di ricerca bilaterale in ambito energetico e riguardante l’economia, l’idrogeno, l’energia solare e le batterie.
La vendita di questo gas ha portato ad un grande aumento di profitti per Israele
ridandogli importanza nello scenario internazionale.
Lo scorso giugno la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen è giunta in Israele per discutere in merito al gas israeliano mentre ad Al Cairo c’è stato un memorandum d’intesa tra l’UE e l’Egitto. Tramite questo i governi israeliano ed egiziano si impegnano a garantire una fornitura stabile di gas naturale all’UE.
L’allora primo ministro israeliano Yair Lapid avrebbe voluto aumentare l’export di gas naturale affermando che lo Stato di Israele potrebbe sostituire fino al 10% delle importazioni europee energetiche provenienti dalla Russia.
Durante il 2022 Israele è riuscito ad esportare circa 10 miliardi di metri cubi di gas anche se non è arrivato ai 15,5 miliardi che servirebbero , invece, per sostituire il 10% dell’import europeo dalla Russia.
In questo momento la strategia energetica israeliana prevede sia un aumento dei flussi verso l’Egitto sia la costruzione di infrastrutture proprie per l’export di Gnl.
Tra l’UE e Israele la collaborazione riguarda anche i settori delle rinnovabili e dell’idrogeno.
Israele nel campo energetico ha fatto molta strada tanto che in soli 20 anni si è trasformato da Paese dipendente dalle importazioni di idrocarburi ad un esportatore netto di gas naturale.
Grazia Crocco