Alla fine, alla vigilia di Natale, l’accordo sulla Brexit (l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ) è arrivato.
Dopo quasi un anno di negoziati, scadenze disattese e posticipate, e quando in molti avevano perso ogni speranza, gli ultimi ostacoli al compromesso tra Londra e Bruxelles sono stati rimossi.
Il 1 gennaio il Regno Unito è uscito dal Mercato Unico e dall’ unione doganale dell’Ue. In concreto questo vuol dire che subentreranno, ad esempio, restrizioni alla mobilità delle persone con un sistema di visti già annunciato da tempo da Londra
Il governo inglese avrà inoltre mano libera nell’applicare accordi commerciali con paesi extra-Ue, già finalizzati con 29 paesi e regioni del mondo delle 40 che erano già parte di accordi con l’Ue, ma alle stesse condizioni di prima e non migliorativi per Londra, e con il Giappone, con cui l’UE non ha invece un accordo commerciale.
La norma di riferimento che ha fatto in modo che il Regno potesse recedere dal trattato internazionale è quella che fa capo all’art. 50 del TUE (Trattato sull’Unione Europea), il quale dispone che “Ogni Stato membro può decidere di recedere dall’Unione conformemente alle proprie norme costituzionali”. La procedura si attiva con l’invio da parte dello Stato che decide di recedere dal trattato attraverso una notifica di tale intenzione alla Presidenza del Consiglio Europeo. Infatti, il ventinove marzo duemila diciassette il Regno Unito ha deciso di attivare con le suddette modalità tale procedura, dando avvio alle modalità di rito per il recesso.
Il trattato di Lisbona,in vigore dal 2009, prevede infatti che “ogni stato che decida di recedere dall’ UE lo faccia attraverso un accordo che venga poi sottoscritto dalla UE e dallo stato recedente”. Le procedure per la separazione hanno termine – e quindi i trattati finiscono di aver corso di validità fra lo stato membro e l’istituzione – dalla sottoscrizione dell’accordo o successivamente ai due anni dalla notifica, salvo diverso accordo di proroga fra le parti. L’accordo deve essere approvato dal Consiglio Europeo e successivamente a maggioranza qualificata dal Parlamento Europeo.
“Il Withdrawal Agreement”,- l’accordo di recesso- infatti a decorrere dal I febbraio 2020, diviene operativo tra il Regno Unito e la UE, con la conseguenza, a livello istituzionale, che il Regno Unito esce formalmente da ogni organo decisionale dell’UE:
- i ministri potranno partecipare alle adunanze UE, ma solo dietro invito.
- i 73 deputati britannici lasceranno il Parlamento europeo.
- il ministero delle Finanze della corona britannica dovrà pagare l’“assegno di divorzio”.
- il Dipartimento per l’uscita dalla UE verrà rimpiazzato da un’unità della Task Force Europa, all’interno del Gabinetto del Consiglio dei Ministri.
Viaggiare
Dal 1° febbraio 2020 il Regno Unito non farà più parte dell’area di libera circolazione di persone e merci e, non avendo mai aderito alla Convenzione di Schengen, permarrà il controllo di documenti di identità in partenza e in arrivo. La Carta di Identità resterà accettata per far ingresso in UK per l’intero periodo di transizione (febbraio- dicembre 2020), mentre dal 2021 sarà necessario il passaporto. Quanto ai documenti UK esistenti, come le patenti di guida, resteranno in regola, tuttavia dal I febbraio il passaporto del Regno Unito non darà più diritto di cittadinanza europea. I nuovi documenti britannici non avranno più la dicitura “Unione Europea”.
Permanere
Dal 1° febbraio 2020 per trasferirsi nel Regno Unito, per periodi maggiori di 3 o 6 mesi, sarà necessario un visto, di lavoro o studio o anche solo turistico.
Studiare
L’Erasmus potrebbe essere soppresso (limitatamente al Regno Unito, ovviamente), o comunque modificato.
Dal 2021, inoltre, sarà istituita una frontiera, anche fisica, tra l’Inghilterra e l’Unione Europea. Ovviamente l’isola è già separata fisicamente dalla Ue, ma sarà necessario istituire un confine materiale tra l’Irlanda del Nord (UK), e la Repubblica d’Irlanda (UE). Dal 1° febbraio 2020 saranno in vigore controlli di frontiera e operazioni doganali.
Transitare in treno
Il treno che collega Parigi e Londra in due ore, come noto, transita al di sotto del canale della Manica tramite l’Eurotunnel. Dal 1° febbraio 2020 il treno veloce francese dovrà sottostare ai controlli di frontiera e passare una dogana al reciproco approdo (da Londra a Parigi e viceversa).
Importare ed esportare
A livello commerciale, il Regno Unito importa molti beni dall’Europa, che dal 1° febbraio 2020 saranno “filtrati” da una dogana. Quanto all’eventuale introduzione di dazi, l’argomento risulta , ancora, all’ordine del giorno nella trattativa commerciale tra Regno Unito ed Unione Europea.
Immigrare
Per poter immigrare nel Regno Unito bisognerà dimostrare di avere un contratto di lavoro con uno stipendio che oltrepassa, almeno, le 30mila sterline annue.
L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea certamente non sarà facile da gestire , da entrambe le parti.
Infatti, si stima che tanto da parte dell’UE che da parte dello UK ci possa essere, come conseguenza, una significativa contrazione del PIL e quindi una contrazione degli scambi commerciali che si tradurrebbe in una significativa perdita di posti di lavoro.
Si pensa ad una perdita in termini economici vicina allo o,4% per l’Unione Europea ed all’1,2% per la Gran Bretagna. La conseguenza della Brexit potrebbe, fra l’altro, significare una riduzione del personale totale all’interno del personale amministrativo europeo, o comunque un aumento delle entrate dirette per sopperire a quanto lo UK pagava per l’apparato europeo. Inoltre la quota parte che il Regno Unito conferiva potrebbe essere ripartita sotto forma di aumento proporzionale verso i restati Stati dell’Unione.
Solo il tempo ci aiuterà a capire come si evolveranno le conseguenze della Brexit.
Grazia Crocco