Più di duemila anni fa due giovani sposi si accinsero a fare un viaggio faticoso. Bisognava andare a Betlemme a farsi recensire. Attraverso un decreto, Cesare Augusto voleva conoscere meglio il popolo del suo impero. Occorreva andare nella città dei propri avi. E per questo Giuseppe, sposo di Maria, della casa di Davide si decise ad andare a Betlemme. Partendo da Nazaret.
Era inverno e faceva freddo. Inoltre Maria custodiva un tesoro in sé. Custodiva un Figlio. Custodiva un segreto bellissimo per l’umanità. Era un segreto anche per Giuseppe, il suo amato.
Gli angeli furono molto presenti in quel periodo davvero speciale. Annunciarono un evento unico ed irripetibile a Maria. Lei credette e da allora divenne la donna madre di tutta l’umanità. Lo sappiamo, il suo sì ha salvato l’uomo dall’oblio eterno; ha unito cielo e terra; ha permesso a Gesù di poter compiere la Sua missione di bontà e di salvezza.
Gli angeli avvisarono in sogno Giuseppe. La sua Maria era sempre lei, non doveva temere. Pura, non mentitrice, capace di rimanere sola con una Rivelazione incredibile.
E la fede dei due sposi diventa, in quel momento, già per noi fonte di grazia.
Questa coppia sa che non può non incarnare le gioie e le sofferenze di tutte le famiglie o le persone del mondo. L’imprevisto per loro è pane quotidiano e quindi l’abbandono alla Provvidenza è essenziale. Il senso del dovere come cittadini dell’impero li muove verso un sentiero molto pericoloso, non solo fisicamente.
Come accade spesso nella vita di tutti noi, i problemi si accumulano ai problemi. C’era bisogno di un posto sicuro e confortevole dove Maria potesse partorire, ma non c’era. “per loro non c’era posto nell’alloggio”.
La pazienza dei due viene messa a dura prova. Ma il senso di santo adattamento li spinge verso una grotta. Una stalla per la precisione. Il giaciglio per il figlio di Dio e Signore di tutta la terra era composto di paglia. Maria sa che quello che sta per accadere è un evento unico per l’umanità ed è risolutivo. Non sa ancora che dovrà vivere per sempre l’immensità della gioia e l’immensità del dolore. Che dovrà raccogliere le lacrime dell’umanità e regalarle a Suo figlio per ottenere grazie, doni che incessantemente i cuori di tante persone nel mondo le chiederanno. Non sa che sarà corredentrice. E con lei anche tutti i credenti. La Sacra Famiglia non riesce a tornare subito in patria. C’è chi vuole uccidere il Bambino, un piccolo adorato perfino dai magi, il Re dell’universo. Solo che Erode non aveva compreso che si trattava di un Regno di amore infinito, che sconfigge per sempre il male. E decide di eliminare tutti i bimbi di Betlemme. Immaginiamo cosa provarono Giuseppe e Maria. Il dolore immenso nel cuore di questi sposi. Dovevano accettare che il male si scagliasse contro degli innocenti. Tante famiglie nel dolore più acuto, già corredentrici.
Per anni restarono in Egitto, dove sicuramente socializzavano con difficoltà, essendo giudei. La loro preghiera fervida, ma raccolta. Occorreva essere prudenti e aspettare il momento giusto per tornare a Nazaret. La vita di Giuseppe e di Maria non è stata mai facile. La speranza e la sapienza li ha guidati. Maria ha dovuto gestire i suoi sentimenti di sofferenza acutissima durante la passione di Cristo. Ha dovuto credere nel disegno di Dio fino alla fine. Giuseppe ha dovuto lavorare alacremente e custodire l’immensità del Mistero con semplicità.
Al loro Figlio non è stato risparmiato niente. Ha amato ed è stato tradito. Ha dovuto convincere gli increduli e benedire con la Sua croce la croce o le croci quotidiane di tutti noi.
Certe volte le difficoltà della vita, come quella che stiamo vivendo con la pandemia e non solo ci possono sfiancare. Ci possono far pensare o dire: è troppo. Ma non è troppo, perché se guardiamo bene, se sappiamo osservare i nostri momenti quotidiani, di angeli che ci aiutano ci sono e ci saranno sempre. Spesso hanno carne ed ossa, come quelli che annunciavano miracoli impossibili nell’Antico Testamento, miracoli che si realizzavano puntualmente. Gli angeli ci aiutano, eccome. In famiglia, in ospedale, ovunque. E allora il male non può nulla. Perché il bene vince sempre, è accecante ed è la Luce nelle tenebre.
La nostra fede ci porta anche ad intuire e sentire che in quella grotta ci siamo tutti noi. E che la Luce non ha confini terreni. Anche la morte si deve inchinare.
OfficinaItalia augura la Luce a tutti. Un Natale di fede e di speranza.
Cristina Palumbo