La residenza per un imperatore ha sempre significato simbolicamente il segno del proprio potere ed opulenza. A questa logica non sfugge l’imperatore romano Adriano che nel 117 d.C. fa costruire un’imponente Villa, su 120 ettari di territorio, a circa 30 Km da Roma (oggi Tivoli). La dimora imperiale, dotata di aree abitative, teatri, piscine termali, biblioteche, caserma dei vigili, arena dei gladiatori, sala dei filosofi, templi, percorsi sotterranei, giardini e terrazze, è una miscela di esperimenti architettonici innovativi, a cui ha partecipato lo stesso Augusto.
I marmi colorati (opus sectile) con cui sono composte le pavimentazioni e le pareti, specie della zona abitativa dell’Imperatore, provengono da luoghi evocativi del Mediterraneo.
Ovunque è presente “la grande bellezza” sotto forma di statue, mosaici (vermiculata) e affreschi.
Un vero tesoro da ammirare e custodire nel tempo, quindi. Ma così non è stato nei secoli a venire. Non tutti hanno visitato Villa Adriana come Palladio, Raffaello, Michelangelo, Leonardo e tanti altri illustri geni dell’arte, allo scopo di studiare archetipi artistici originali a cui ispirarsi; molti “visitatori”, nel corso del tempo, hanno letteralmente saccheggiato, più o meno lecitamente, la Villa romana.
Già nel XVI sec. Ippolito II d’Este, ad esempio, si serve di parte dei marmi e dei mattoni imperiali di Villa Adriana per decorare la sua Villa rinascimentale, sempre nella zona di Tivoli; altro capolavoro architettonico, Villa d’Este, è conosciuta soprattutto per gli spettacolari giochi d’acqua presenti nei suoi giardini.
Non solo i monarchi, ma anche i privati non si privano del piacere, nel corso degli anni, di avere nelle proprie dimore pezzi da collezione di caratura “imperiale”. Nel ‘700 è il conte Fede a diventare proprietario di gran parte della Villa augustea e a dare l’avvio agli scavi per far rinvenire statue allo scopo di arricchire la sua collezione privata. Molti sono i nobili inglesi, inoltre, che nello stesso periodo sono disposti a pagare qualsiasi cifra pur di acquistare pezzi archeologici di inestimabile valore provenienti da Villa Adriana. A rendere possibili queste transazioni sono infine i mercanti d’arte come G. Hamilton e il tivolese D. De Angelis.
E’ solo verso la fine dell’800 che la dimora augustea viene acquistata dal Regno d’Italia che avvia un progetto di restauro. Dal 1999 la Villa imperiale di Tivoli è patrimonio UNESCO perché è “un capolavoro che riunisce le più alte forme di espressione dell’essenza culturale dell’antico Mondo Mediterraneo. Lo studio dei monumenti di Villa Adriana ha giocato un ruolo cruciale nella riscoperta degli elementi dell’architettura classica per gli umanisti cinquecenteschi. Essa ha inoltre profondamente influenzato numerosi architetti e disegnatori del XIX e XX secolo”.
Oggi la Villa Adriana può essere visitata in un’area di estensione di 40 ettari. Molte delle sue opere artistiche sono attualmente disseminate in varie locazioni, tra cui strutture museali come il Museo Vaticano, il Museo Capitolino, la Galleria Borghese, la Villa Albani, il Museo nazionale romano alle Terme, il British Museum di Londra, l’Antiquarium di Berlino e città come Leningrado, Dresda e Stoccolma.
Cristina Palumbo
Fonti:
http://www.villa-adriana.net/ ; http://whc.unesco.org/en/list/907 ; http://www.treccani.it/enciclopedia/villa-adriana_(Enciclopedia_Italiana)